mercoledì 14 gennaio 2015

La vera causa dei prezzi bassi. Intervista ad Arthur Berman

Da “Energyskeptik”. Traduzione di MR

Di James Stafford

Con tutte le teorie della cospirazione che circondano la decisione dell'OPEC di novembre di non tagliare la produzione, davvero non potrebbe essere solo di un caso di semplici fattori economici? Il boom dello scisto statunitense ha avuto un'enorme propaganda, ma i numeri parlano da soli e un tale straripante ottimismo potrebbe essere stato ingiustificato. Quando si discutono dure realtà nel campo dell'energia, non c'è settore che abbia maggiore necessità di una verifica dell'energia rinnovabile. In una terza ed esclusiva intervista di James Stafford di Oilprice.com, l'esperto di energia Arthur Berman analizza:

  • Come si è verificata la situazione petrolifera e cosa c'è realmente dietro la decisione dell'OPEC
  • Cosa ha realmente in serbo il futuro per lo scisto statunitense
  • Perché le esportazioni statunitensi di petrolio sono insensate per molte ragioni
  • Quali lezioni possono essere apprese dal boom dello scisto statunitense
  • Perché la tecnologia non ha così tanta influenza sui prezzi del petrolio come si potrebbe pensare
  • Come il mix globale di energia è probabile che cambi ma non nel modo in cui molti potrebbero aver sperato

OilPrice: L'attuale situazione del petrolio – qual è la sua valutazione?

Arthur Berman: L'attuale situazione dei prezzi del petrolio è molto semplice. La domanda è bassa a causa di un prezzo alto del petrolio per troppo tempo. L'offerta è alta a causa del petrolio di scisto statunitense e del ritorno della produzione della Libia. Diminuzione della domanda e aumento dell'offerta uguale prezzo basso. In quanto all'Arabia Saudita e a suoi motivi, è a sua volta molto semplice. I sauditi sono bravi coi soldi e l'aritmetica. Di fronte alla dolorosa scelta fra perdere soldi mantenendo l'attuale produzione a 60 dollari al barile e togliere 2 milioni di barili dal mercato perdendo molti più soldi, la scelta è facile: prendere la strada meno dolorosa. Se ci sono ragioni recondite come danneggiare i produttori statunitensi di petrolio di scisto, l'Iran o la Russia, benissimo, ma si tratta solo di una questione di soldi. L'Arabia Saudita si è incontrata con la Russia prima dell'incontro di novembre dell'OPEC ed ha proposto che se la Russia avesse tagliato la produzione, l'Arabia Saudita avrebbe a sua volta tagliato e avrebbe portato almeno il Kuwait e gli Emirati a farlo con lei. La Russia ha detto “No”, quaindi l'Arabia Saudita ha detto “Bene, forse cambierete idea fra sei mesi”. Penso che la Russia e forse Iran, Venezuela, Nigeria ed Angola cambieranno idea al prossimo incontro dell'OPEC a giugno.



Abbiamo assistito a diversi annunci delle società statunitensi secondo i quali queste spenderanno meno soldi nella trivellazione del 'tight oil' nei giacimenti di Bakken e eagle Ford e nel Bacino Permiano nel 2015. Benissimo, ma ci vorrà un po' prima di veder diminuire la produzione. Di fatto è più probabile che la produzione aumenterà prima di diminuire. Ciò perché serve tempo per portare a termine le trivellazioni iniziate, fare meno trivellazioni nel 2015, e infine vedere una diminuzione della produzione. Alla fine, però, la produzione di 'tight oil' statunitense diminuirà. A quel punto – forse verso la fine del 2015 – i prezzi mondiali del petrolio recupereranno alquanto a causa dei tagli dell'OPEC e della Russia dopo giugno ed all'aumento della domanda causata dal prezzo del petrolio più basso. Poi, le società statunitensi trivelleranno di più nel 2016.

OP: Come vede cambiare il panorama dello scisto negli Stati Uniti dato l'attuale crollo del prezzo del petrolio?

AB: Abbiamo letto un sacco di articoli sciocchi, da quando i prezzi del petrolio hanno iniziato a crollare, su come i giacimenti di scisto statunitensi possano fare pari con qualsiasi sia il prezzo finale e più basso del petrolio. Nessuno si rende conto che le banche di investimento, che fanno la ricerca dietro a questi articoli, hanno un interesse personale nel far credere alle persone che le società in cui hanno messo miliardi di dollari non falliscano perché i prezzi sono crollati? Questa è propaganda totale. Siamo noi che abbiamo fatto il lavoro reale per determinare l'EUR (estimated ultimate recovery – recupero massimo stimato) di tutti i pozzi nel cuore del giacimento di Bakken, per esempio. E' di circa 450.000 barili di petrolio equivalente a pozzo contando il gas. Quando prendiamo i costi e i prezzi di petrolio e gas realizzati che le società coinvolte forniscono alla Commissione per la Sicurezza e lo Scambio nei loro rapporti, abbiamo un prezzo di pareggio di 80-85 dollari al barile. L'economia di Bakken perlomeno buona, se non migliore, quanto quelle di Eagle Ford e Permian, quindi questo è una gamma di prezzo onestamente rappresentativo di prezzi di pareggio del petrolio.

Ma le persone intelligenti non investono in cose che fanno pari. Voglio dire, perché dovrei prendermi un rischio di non fare alcun soldo su una società energetica quando posso investire su una rendita variabile o una REIT che  non ha quasi nessun rischio e che mi pagherà un margine ragionevole? I  prezzi del petrolio devono essere intorno ai 90 dollari per attrarre capitali di investimento. Così, le società sono a posto con gli attuali prezzi del petrolio? No, accidenti! Stanno morendo con questi prezzi. E' questa la verità basata sui fatti reali. La robaccia che leggiamo che dice che le società stanno bene con 60 dollari al barile è appunto robaccia. Arrivano a quei prezzi escludendo tutti costi importanti tranne quelli di trivellazione e completamento. Perché qualcuno dovrebbe credere a questa roba? Se in qualche modo non si crede o non si capisce l'EUR o i 10-Q, si va su Google Finance e si guarda ai dati finanziari del terzo trimestre  delle società che dicono di passarsela bene coi prezzi del petrolio bassi.

La Continental Resources è l'azienda più grande a Bakken. Il loro flusso di cassa libero – il contante proveniente dalle attività operative meno le spese di capitale – è stato di -1,1 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2014. Ciò significa che hanno speso più di un miliardo di dollari in più di quelli che hanno guadagnato. Il loro debito è stato il 120% del patrimonio netto. Ciò significa che se vendessero tutto ciò che posseggono, non riuscirebbero a ripagare tutto il loro debito. Questo è accaduto coi prezzi del petrolio a 93 dollari al barile. E dicono che andrà tutto bene coi prezzi del petrolio a 60 dollari al barile? Ma state scherzando? Le persone devono svegliarsi e cliccare su Google Finance per verificare se ho ragione. I costi di capitale, a proposito, cominciano a non riflettere tutti i loro costi, come ripagare il debito generale, le tasse o i costi operativi, quindi la vera situazione è veramente molto peggiore. Come vede cambiare il panorama dello scisto negli Stati Uniti dato l'attuale crollo del prezzo del petrolio? Era davvero orribile prima del crollo del prezzo, quindi può solo peggiorare. La vera domanda è “quando le persone smetteranno di dare soldi a queste società?” Quando le trivellazioni rallentano e la produzione diminuisce – cosa che non accadrà fino almeno a metà 2016 – vedremo la verità sui giacimenti di scisto statunitensi. Funzionano solo con prezzi del petrolio alti. Punto.

OP: Quale effetto avranno, se ce n'è uno, i prezzi del petrolio bassi sul dibattito sulle esportazioni petrolifere statunitensi?

AB: Il dibattito sulle esportazioni petrolifere statunitensi è stupido. Produciamo circa 8,5 milioni di barili di greggio al giorno. Importiamo circa 6,5 milioni di barili di petrolio greggio al giorno, anche se ne stiamo importando di meno ogni anno. Questo comincerà a cambiare nel 2015 e dopo il 2018 le nostre importazioni ricominceranno ad aumentare secondo la EIA. La stessa cosa vale per la produzione interna. Nel 2014, vedremo il più grande tasso annuale di crescita della produzione. Nel 2015, il tasso di crescita comincia a rallentare e la produzione declinerà dopo il 2019, ancora secondo la EIA. Perché mai esporteremmo petrolio se in realtà probabilmente non importeremo mai meno del 37-38% (5,8 milioni di barili al giorno) per il nostro consumo? Per soldi, naturalmente! Ricordate, tutte le affermazioni sull'esportazione sono cominciate quando i prezzi del petrolio erano alti. Il WTI era attorno ai 100 dollari al barile da febbraio a metà agosto di quest'anno (2014, ndt). Il Brent costava 6 o 7 dollari in più. Il WTI costava meno del Brent perché i trivellatori dello scisto avevano prodotto troppo petrolio, come avevano fatto prima col gas, ed abbassato il prezzo interno. Le raffinerie statunitensi non riescono a lavorare il petrolio leggero e il condensato proveniente dai giacimenti di scisto, quindi dev'essere mescolato con petroli greggi più pesanti importati ed esportato sotto forma di prodotti raffinati. I produttori interni avrebbero potuto fare più soldi e più rapidamente se avessero semplicemente potuto esportare il petrolio leggero senza avere tutto il disturbo di miscelarlo e raffinarlo. Questo, a proposito, il il nocciolo del dibattito sull'oleodotto Keystone XL. Non stiamo pensando di usare il petrolio internamente, a misceleremo quel petrolio pesante coi condensati dei giacimenti di scisto, li raffineremo ed esporteremo prodotti petroliferi. Keystone ha a che fare con le materie prime. Esportare petrolio leggero non raffinato e condensato sarebbe buono per il paese? Potrebbero esserci alcuni benefici economici netti, ma non sembra intelligente passare in rassegna la nostra offerta interna più rapidamente possibile solo per fare in modo che le società petrolifere possano fare più soldi.

OP: In termini globali, cosa pensa che possano imparare le nazioni produttrici in via di sviluppo dal boom dello scisto statunitense?

AB: L'insegnamento più grande sul boom dello scisto statunitense per gli altri paesi è che i prezzi devono essere alti e rimanere alti perché tutti i giacimenti funzionino. Un altro messaggio importante è che le trivellazioni non si possono mai fermare una volta che sono iniziate, perché i tassi di declino sono alti. Infine, a prescindere da quanto sia grande il giacimento, solo il 10-15% circa di questo – il cuore o sweet spot – ha una possibilità di essere commerciale. Se non si sa come identificare il nocciolo si dall'inizio, il giacimento probabilmente fallirà. Solo gli scisti marini, che sono rocce madri di petrolio conosciute, sembrano funzionare, sulla base di prove empiriche in giacimenti statunitensi. La qualità della roccia madre e la 'maturity' sono il grande filtro successivo. Il carbonio organico totale (COT) dev'essere almeno il 2% del peso in una serie di scisto piuttosto spessa. La Vitrinite reflactance (Ro) dev'essere di 1,1 o più alta. Se lo scisto non soddisfa questi criteri minimi, probabilmente non sarà commerciale. Anche se li soddisfa, potrebbe non funzionare. Sui giacimenti di scisto c'è molta più incertezza di quanto creda la maggior parte delle persone.

OP: Dati i progressi tecnologici nei settori di terraferma e di mare che aumentano fortemente la produzione, quanto è probabile che il petrolio rimarrà al di sotto degli 80 dollari negli anni a venire?

AB: Per prima cosa, non sono sicuro che la premessa della domanda sia corretta. Chi ha detto che la tecnologia è responsabile dell'aumento di produzione? Il prezzo più alto ha portato a trivellare più pozzi. Questo ha aumentato la produzione. E' vero che molti di questi pozzi sono stati trivellati usando progressi della tecnologia come la trivellazione orizzontale e la fratturazione idraulica, ma queste non sono gratis. Il costo unitario di un barile di petrolio e gas è sceso negli ultimi anni? No, è salito. Ecco perché il prezzo del petrolio adesso adesso è un grosso problema. I prezzi del petrolio interno erano al di sotto dei 30 dollari fino al 2004 e le società facevano abbastanza soldi da restare nel mercato. Il WTI è stato in media a 97 dollari al barile dal 2011 all'agosto 2014. E' qui che abbiamo assistito al boom del 'tight oil'. Direi che la tecnologia ha seguito il prezzo e che il prezzo è stato il motore. Ora che i prezzi sono bassi, tutte le tecnologie del mondo non fermeranno il crollo della produzione.

Molte persone pensano che la rinascita della produzione petrolifera statunitense mostri che il picco del petrolio fosse sbagliato. Picco del petrolio non significa che finiamo il petrolio. Significa semplicemente che una volta che la produzione di petrolio convenzionale comincia a declinare, l'offerta futura dovrà procedere da fonti più difficili che saranno più costose o di minore qualità o entrambe le cose. Ciò significa produzione in alto mare, scisto e petrolio pesante. A me pare che le previsioni del picco del petrolio siano sulla strada giusta. La tecnologia non ridurrà il prezzo di pareggio del petrolio. Il costo della tecnologia richiede prezzi del petrolio alti. Le società impegnate in questi giacimenti non smettono mai di cantare le lodi della loro aumentate efficienza per mezzo della tecnologia – è stata una litania continua circa dal 2007 – ma non vediamo mai questi miglioramenti riflessi nei loro bilanci. Non dubito che le società apprendano e migliorino in cose come i tempi di trivellazione, ma gli altri costi devono aumentare per spiegare il continua flusso di cassa negativo e l'alto debito di gran parte di queste società. Il prezzo del petrolio recupererà. Le opinioni secondo le quali rimarrà basso per lungo tempo non tengono conto del fatto che tutti i produttori hanno bisogno di circa 100 dollari al barile. Le grandi nazioni esportatrici anno bisogno di questo prezzo per far quadrare i loro bilanci. I produttori di alto mare, scisto e petrolio pesante hanno bisogni di 100 dollari al barile per fare un piccolo profitto sui loro costosi progetti. Se il prezzo del petrolio rimane a 80 dollari o più basso, solo i produttori convenzionali saranno in grado di rimanere sul mercato ignorando il normale costo sociale per sostenere i regimi. Se ciò accade, l'offerta globale crollerà e il prezzo aumenterà oltre gli 80 dollari. Solo un collasso economico globale premetterebbe il persistere dei bassi prezzi del petrolio molto a lungo.

OP: Come vede cambiare il mix energetico globale nei prossimi decenni? Le rinnovabili hanno fatto progressi sufficienti per competere in maniera appropriata coi combustibili fossili o sono ancora molto lontane?

AB: Il mix energetico globale si sposterà sempre di più verso il gas naturale e più lentamente verso l'energia rinnovabile. La produzione globale di petrolio convenzionale ha raggiunto il picco nel 2005-2008. La produzione di gas di sciato statunitense raggiungerà il picco nei prossimi 5-7 anni, ma Russia, Iran, Qatar e Turkmenistan hanno riserve di gas naturale convenzionale sufficienti a rifornire l'Europa e l'Asia per diversi decenni. Sono state fatte scoperte enormi nella grande regione dell'Oceano Indiano – Madagascar, al largo dell'India, nella piattaforma australiane e i Nuova Guinea. Queste forniranno gas al mondo per diversi altri decenni. Altre grandi scoperte sono state fatte nel Mediterraneo orientale. Ci saranno delle difficoltà mentre passiamo da un'era energetica dominata dal da forniture di petrolio ad un dominata da forniture di gas. La più seria sarà nel settore dei trasporti, nel quale oggi siamo completamente dipendenti dai combustibili liquidi – principalmente benzina e gasolio. Parte della trasformazione sarà il trasporto elettrico usando gas naturale per generare l'elettricità. Sempre di più, i Liquidi del Gas Naturale (LGN) saranno un fattore, specialmente in regioni in cui manca una fornitura locale di gas o dove quella fornitura sarà esaurita a medio termine e non è disponibile nessun gasdotto di fornitura alternativo, come in Nord America. Naturalmente, il gas naturale e le energie rinnovabili vanno a braccetto. Siccome l'energia rinnovabile – principalmente solare ed eolico – sono intermittenti, il gas naturale il sostegno o il carico di base del gas naturale è necessario.

Penso che i punti di vista estremi di entrambi i fronti sul problema dell'energia rinnovabile si dovranno moderare. Da un lato, i sostenitori delle rinnovabili sono irrealistici su quanto rapidamente e facilmente il mondo possa uscire dai combustibili fossili. Dall'altro lato, i sostenitori dei combustibili fossili ignorano il fatto che i governi hanno già abbracciato le rinnovabili e che, nonostante i problemi economici che queste sollevano, le rinnovabili si muoveranno in avanti anche se ad un costo considerevole. Il tempo viene raramente considerato adeguatamente. L'energia rinnovabile costituisce poco più del 2% del consumo energetico totale degli Stati uniti. A prescindere da quante persone vogliano sostituire i combustibili fossili con le rinnovabili, non possiamo passare del 2 al 20 o 30% in meno di un decennio, a prescindere da quanto aggressivamente sosteniamo o persino obblighiamo i loro uso. Per giungere al 50% o più della fornitura di energia primaria da fonti rinnovabili ci vorranno decenni. Apprezzo l'urgenza percepita da coloro che sono preoccupati dal cambiamento climatico. Penso, tuttavia, che coloro che sostengono un abbandono più o meno immediato dei combustibili fossili non capiscano quanto una transizione rapida possa alterare la qualità della vita e l'economia globale. Gran parte del dibattito sul cambiamento climatico è stato centrato su chi incolpare del problema. E' stata data poca attenzione a ciò che succede in seguito, cioè come faremo quel cambiamento senza stravolgimenti economici e sociali estremi?

Non sono uno scienziato climatico, pertanto non mi impegno nel dibattito tecnico. Consiglio, tuttavia, che coloro che sostengono un'azione decisiva nel breve termine pensino seriamente a come il gas naturale e il nucleare possano rendere il cambiamento che perseguono più gradevole. La grande opportunità per l'energia rinnovabile sta nella tecnologia di stoccaggio dell'elettricità. Al momento, siamo bloccati dall'intermittenza dell'elettricità ed è stato fatto poco per trovare modi di immagazzinare l'energia che le fonti eoliche e solari producono quando ci sono le giuste condizioni. Se mettiamo capitale sufficiente nella capacità di stoccaggio, questo potrebbe cambiare tutto.