martedì 13 gennaio 2015

La crisi del picco del petrolio

DaResilience”. Traduzione di MR

Di Tom Whipple

Lo so che è sempre più difficile credere che ci sia una “crisi del picco del petrolio” in agguato la fuori in attesa di ingolfare la nostra civiltà e creare ogni sorta di devastazione. Quasi ogni giorni ora i prezzi del petrolio e della benzina stanno crollando. Ci viene sempre detto che l'America è prossima all'indipendenza energetica dalle fonti energetiche straniere, che il mondo ha ancora decenni di roba da bruciare, di qualsiasi cosa stiamo bruciando, e il cambiamento climatico è una cosa di cui si preoccuperanno i nostri bis-bis-bisnipoti. Negli ultimi 5 mesi, i prezzi del petrolio sono crollati di 40 dollari al barile, cosicché noi americani ora abbiamo circa 800 milioni di dollari in più da spendere ogni giorno in qualcosa che non siano prodotti petroliferi. A coronamento di tutto ciò, quei popoli i cui governi non ci amano granché – Russia, Iran e Venezuela, per esempio – sono davvero nei guai mentre scivolano in problemi economici più profondi.

Lasciando da parte per il momento la possibilità che qualche fonte di energia esotica e non ancora pienamente compresa emergerà nel prossimo futuro, salvandoci dal cambiamento climatico, ravvivando l'economia globale e permettendoci di volare più lontano nello spazio, le prove che ci troviamo ancora sull'orlo di una crisi sono molto forti. Di fatto probabilmente ci siamo già dentro, semplicemente non la riconosciamo per quella che è. E' molto più facile dare la colpa dei problemi alle tasse alte o alle regole di governo che ammettere che le carenze di risorse naturali stanno facendo salire i prezzi e/o tagliando la crescita.



Ora viene generalmente accettato, da coloro che studiano realmente il problema, che la produzione del 'petrolio convenzionale', che è quello di cui parlavano i primi 'picchisti', 10 0 15 anni fa, ha realmente smesso di crescere circa nel 2005-2008. Da allora, i numeri della produzione ufficiale di “petrolio” hanno continuato a salire lentamente, ma comprende, nei numeri “ufficiali” così come li hanno pubblicati gli Stati Uniti e le agenzie internazionali non sono tutto il petrolio del nonno. Piuttosto, chi ha compilato le nostre statistiche petrolifere ha imparato ad ammassare insieme ogni sorta di idrocarburo liquido di utilità variabile e ci raccontano che il petrolio, sotto forma di “tutti i liquidi” continua a crescere. Ora, questi idrocarburi come i liquidi del gas naturale, i biocombustibili, le sabbie bituminose e il petrolio di scisto sono utili, ma o la loro produzione costa considerevolmente di più del petrolio convenzionale o non hanno lo stesso contenuto energetico del petrolio convenzionale (o entrambe le cose, ndt). In almeno un caso, i “guadagni di raffineria”, che è un po' come montare una pinta di panna e contarla in litri di panna montata, non hanno affatto alcuna energia in più nel loro stato espanso. Riempiono semplicemente più barili e ci permettono di fingere di avere più energia da usare di quella che abbiamo realmente.

Mentre la stampa finanziaria continua a ciarlare senza fine delle innovazioni tecnologiche che ci hanno portato milioni di barili di nuovo petrolio di scisto, tristemente hanno capito male i fondamenti della storia. La cosa nuova sono i prezzi alti a cui è stato venduto quel “petrolio” negli ultimi 10 anni e che ha permesso la produzione di petrolio di scisto molto costoso, non la tecnologia del fracking che è vecchia di decenni. Anche col recente declino di 40 dollari al barile, il petrolio viene venduto ancora a quattro volte tanto il prezzo di 12 o 13 anni fa. E' l'impeto dei prezzi a circa 100 dollari al barile che ha permesso che petrolio molto costoso come quello dei pozzi del fracking, delle sabbie bituminose e dei pozzi profondi di alto mare, venisse prodotto. Ora, col petrolio venduto per circa 70 dollari al barile (n.d.t - al momento della pubblicazione, il prezzo del petrolio è sceso ulteriormente) la domanda è per quanto tempo continuerà ad essere estratto il petrolio che non è più economico da produrre.

L'altra domanda è proprio quanta della nostra fornitura petrolifera è in pericolo di venire messa fuori servizio finché i prezzi non saliranno di nuovo, come faranno sicuramente. La ragione dell'attuale crollo dei prezzi è ancora dibattuta. La fornitura di “petrolio” ha continuato ad insinuarsi negli ultimi anni, ma a cominciare dal giugno scorso la domanda per un petrolio a più di 100 dollari non c'era più. Mentre la domanda nei paesi “ricchi” dell'OCSE è stata in discesa dal picco del prezzo del petrolio del 2008, quest'anno sembra essere l'economia cinese in rallentamento e la sua domanda ridotta di materie prime che è stata dietro allo sprofondamento della domanda. Molte delle economie in via di sviluppo sono cresciute ed hanno usato più petrolio ogni anno a causa della crescita del commercio con quella cinese. Un giorno la saggezza popolare che il petrolio a circa 100 dollari al barile era semplicemente troppo per sostenere alti tassi di crescita economica e quindi la crescita è crollata portando la domanda di petrolio con sé. Visto che quasi ogni azione ha una retroazione reattiva, ora è probabile che vedremo una specie di rinascita economica in quei paesi che hanno dovuto importare una grande quota della loro energia durante il periodo dei prezzi alti. Al contrario, i molti stati che hanno beneficiato del fatto di avere grandi quantità di petrolio in eccesso da esportare non se la passeranno tento bene per un po'.

Dove andremo da qui è naturalmente la domanda del giorno. Attualmente sembra che i prezzi del petrolio continueranno a crollare ancora un po'. I sauditi dicono che si aspettano che il punto di equilibrio siano 60 dollari al barile. Se questo accade nei prossimi mesi, allora vedremo chiaramente una riduzione delle trivellazioni del petrolio dalla produzione molto costosa. Nel caso del petrolio di scisto da fracking, che richiede trivellazioni continue solo per mantenere costante la produzione, ciò significa che potremmo vedere una riduzione della produzione il prossimo anno, nonostante le dichiarazioni solenni di molti trivellatori del petrolio di scisto secondo le quali questo non accadrà. Se la produzione di petrolio di scisto dovesse realmente diminuire il prossimo anno, allora la produzione di “tutti i liquidi” globale potrebbe a sua volta diminuire. Alcuni analisti astuti stanno già rimuginando se forse proprio il 2014 sarà riconosciuto un giorno come l'apice della produzione petrolifera assoluta o, in altre parole, il “picco del petrolio”. Siamo ancora di anni in anticipo per affermare che un picco assoluto di quelli che ora chiamiamo “tutti i liquidi” si sia verificato, ma è un pensiero interessante. La situazione potrebbe proprio essere peggiore di quanto non sembri.