domenica 7 novembre 2010

Il picco dei leader



Elettore: Bene, ho deciso che il cambiamento climatico non è una cosa reale, e io ho l'ultima parola.

Il clima reale: la penultima


Sotto tutti gli aspetti, Barack Obama ha delle qualità di leadership rare fra i capi di stato di oggi. Idee, intelligenza, delle cose da dire e quella "presenza" o "carisma" che è fondamentale per un leader. Per non parlare, poi, della grande novità di rappresentare i neri americani per la prima volta alla presidenza degli Stati Uniti.

Eppure, questa qualità di leader non è venuta fuori e, oggi, Obama si trova di fronte a tutti i problemi ormai tipici dei presidenti Americani a metà termine. Non ha fatto meglio, nelle stesse condizioni, del suo predecessore George Bush Jr.; che di qualità di leader aveva assai di meno. Ma Obama, con tutte le speranze che aveva suscitato, come mai si ritrova in queste condizioni? E' non è solo un problema americano. I tutti i paesi del mondo, o quasi, la gente si lamenta della mancanza di leader. E' probabile che sia il risultato del sistema propagandistico che è stato messo in atto negli ultimi decenni distrugge ogni tentativo di leadership che possa venir fuori. Abbiamo passato, apparentemente, il picco dei leader.


Se esaminiamo il caso Obama, vediamo che il presidente si trovava davanti a scelte difficilissime. Gli Stati Uniti sono in una crisi economica ormai quasi terminale, schiacciati da spese militari spaventose e dal problema planetario della scarsità di materie prime. Obama poteva scegliere di raccontare alla gente le cose come stanno, ma avrebbe fatto la fine di Jimmy Carter - che lo ha fatto ai suoi tempi. Non lo possiamo biasimare per questa scelta; ma è una scelta di sopravvivenza, non da leader. Un vero leader è uno che può anche chiedere alla gente di fare dei sacrifici. Uno che campa solo finchè promette regali non è un leader; è Babbo Natale.

Uno dei problemi è che la gente è ormai quasi completamente sedata dai media e disabituata a sentirsi raccontare cose anche vagamente spiacevoli nel senso che implicano una sia pur minima necessità di fare dei sacrifici. George Bush Jr. ha avuto grande successo raccontando alla gente che "lo stile di vità degli americani non è contrattabile". Era un'ovvia bugia. Ma la gente preferisce sempre una bugia rassicurante a una verità scomoda. Sembra che ormai il mestiere del politico non sia più altro che raccontare alla gente delle balle rassicuranti. Funziona, ma non è il mestiere del leader.

Così, Obama ha scelto di concentrarsi sulla riforma dell'assistenza sanitaria, probabilmente ispirandosi al "New Deal" di Roosevelt e sperando di innescare una reazione positiva nell'opinione pubblica che gli avrebbe permesso di prendere altre decisioni, necessarie ma impopolari, come la riduzione delle emissioni. Gli è andata male, ma come mai esattamente gli Americani hanno preso una misura così ovviamente necessaria e salutare come un sistema sanitario nazionale come un insulto e un tentativo di instaurare una dittatura comunista?

Il problema è che al tempo del New Deal di Roosevelt non c'era il sistema propagandistico sofisticato e collaudato che invece esiste oggi. Non c'era quella cosa che oggi chiamiamo "propaganda virale" oppure "tecniche di spin" il cui punto centrale è di nascondere l'origine della propaganda stessa; mascherandola come "movimenti spontanei" (è una tecnica detta anche "astroturfing") Con queste tecniche e con pochi soldi rispetto al loro budget, le grandi lobby industriali sono in grado di scatenare delle campagne virali di efficacia devastante - delle vere e proprie armi di distruzione di massa del pensiero umano.

Jim Hoggan racconta come i "tea parties" americani siano un'emanazione della lobby del petrolio e del carbone, e, in particolare dei soldi dei fratelli Koch, petrolieri americani. E' impressionante come con relativamente pochi soldi siano riusciti a creare un movimento politico importante; fatto in grandissima maggioranza di persone che ci credono veramente di lottare per difendere l'america dal socialsmo e che non si rendono conto di essere state manipolate - ma è questo il fulcro di queste tecniche.

Il successo dei fratelli Koch nel maneggiare la propaganda non si limita ai Tea Party. Sono loro che hanno finanziato la maggioranza delle azioni di propaganda anti-scienza che hanno ridotto enormemente il consenso degli americani sulla necessità di agire contro il cambiamento climatico. Oggi, con le elezioni mid-term sono riusciti a mandare in Senato una pattuglia di agguerriti senatori anti-scienza che negano esplicitamente il ruolo umano sul cambiamento climatico e promettono la caccia alle streghe contro i climatologi.

A questo punto, a Obama non resta che vivacchiare sperando che alle elezioni per il secondo mandato le dinamiche perverse del partito repubblicano gli mandino contro un candidato veramente impresentabile, tipo Sarah Palin ("drill, baby, drill"). Diciamo che gli potrebbe andar bene; ma questa è sopravvivenza politica, non leadership. Nel frattempo, i problemi globali si aggravano - quello climatico per primo - e non c'è nessuno che abbia il prestigio sufficiente per fare qualcosa di serio in proposito.

Sembra che siamo veramente troppo bravi a inventare cose. Questa della propaganda virale è veramente una grande invenzione; un vero trionfo della scienza della comunicazione del ventesimo secolo. La sofisticata propaganda di nuova generazione ha sostituito la vecchia, rozza propaganda del tempo dei regimi fascisti e nazisti. Di fronte alle nuove tecniche di "spin" che nascondono la loro origine, la gente è completamente spaesata, non si rende nemmeno conto di essere manipolata. Questo succede sia in politica come in campo scientifico; dove tantissimi assatanati oppositori della scienza del clima lo sono in buona fede.

La propaganda virale è un arma talmente potente che, come la bomba atomica di una volta, ci ha messi in una condizione di stallo totale: ogni leader che si presenta con qualche nuova idea viene automaticamente distrutto e ridicolizzato con poca fatica. Chi è al potere si può difendere soltanto utilizzando a sua volta le stesse tecniche, come fa il nostro Silvio Berlusconi con un certo successo. Ma non è leadership nemmeno questa. Berlusconi sta a galla finché racconta balle rassicuranti, ma nemmeno lui sarebbe in grado di sopravvivere politicamente se raccontasse alla gente come stanno veramente le cose.

C'è qualche speranza di uscire dallo stallo? A breve scadenza, forse no - ma con un po' di pazienza ci sono delle speranze. La propaganda virale ha un punto debole: funziona solo finché i manipolati non si rendono conto di essere manipolati. E il fatto che ci stanno manipolando sta piano piano emergendo. In California, per esempio, gli elettori hanno sonoramente sconfitto la "proposizione 23" contro le energie rinnovabili. Era troppo ovvio che era un'operazione finanziata dell'industria petrolifera (fra gli altri, i soliti fratelli Koch) ed è proprio questo argomento che è venuto fuori e che ha sconfitto i petrolieri. Questa è una grossa novità nel panorama mediatico/politico. Allora, vedete, c'è speranza che le azioni di "spin" politiche comincino a ritorcersi contro chi le fa. Riusciremo a ritrovare anche dei veri leader? Perché no?