mercoledì 3 novembre 2010

Astrofili e climofobi: un altro autogoal degli scienziati




Non è rimasto molto dei telescopi che costruivo da ragazzo. Questi che vedete sono un paio di pezzi superstiti: un obbiettivo da rifrattore e un puntatore ausiliario (notate le viti di regolazione). Il tutto fatto con cartone e nastro adesivo e costruito quando avevo, penso, circa 12 anni. Non era un'attrezzatura di prima qualità, però mi ricordo ancora la soddisfazione che mi dava fare questi aggeggi. Purtroppo, nel campo della scienza del clima non ci sono - in pratica - equivalenti degli "astrofili", dilettanti appassionati di astronomia come lo ero io. Ci sono, semmai, dei "climofobi", ovvero persone che si occupano di clima in contrasto e in contrapposizione alla scienza ufficiale. Ce ne sono molti esempi, uno è il sito "new ice age" (NIA).


Non credo che sarei quello che sono oggi se non fosse stato per il "cannocchiale Max" che mio zio mi regalò quando avevo, penso, 8 anni. Era un aggeggio in plasticaccia nera zigrinata con un treppiede che lo teneva su a stento; ne facevano la pubblicità su "Topolino" negli anni 1950. Ma era sufficiente per vedere gli anelli di Saturno. E vedere gli anelli di Saturno con il tuo telescopio quando hai 8 anni è un'esperienza che ti segna per la vita.

Credo che molta gente abbia cominciato così una carriera scientifica. Con l'università, mi sono dedicato ad altri soggetti di ricerca, ma mi ricordo ancora le serate passate a guardare le stelle dalla mia terrazza con i telescopi che mi ero costruito. I miei coetanei dell'epoca, invece, si dedicavano piuttosto alle ragazze. Vabbé, non ho mai detto che non sono stato un nerd

C'è chi usa l'astronomia come una rampa di lancio per una carriera scientifica e chi rimane per tutta la vita un appassionato. Sono quelli che chiamiamo "astrofili." Alcuni si costruiscono da se i loro telescopi, altri usano telescopi professionali. C'è chi si impegna in un lavoro molto serio che va in parallelo a quello degli astronomi in campi dove i professionisti non hanno tempo o risorse per impegnarsi, come la ricerca di comete e asteroidi. E' un rapporto di aiuto e rispetto reciproco.

Ci sono molti altri appassionati che lavorano in campi scientifici senza essere scienziati professionisti; da quelli che collezionano farfalle a quelli che studiano gli insetti o le piante grasse. Ce ne sono anche nel campo della meteorologia che hanno piccole stazioni di misura casalinghe, si occupano di nuvole e c'è anche chi da la caccia alle trombe d'aria.

Ma, se passiamo alla scienza del clima: ahimé, la situazione è completamente diversa. Non esistono "climofili" e il rapporto degli scienziati del clima con quelli che si interessano di clima senza essere scienziati è pessimo, per non dire di peggio. Invece di "climofili", qui abbiamo decisamente dei "climofobi".

A parte i siti-civetta di pseudo-climatologi pagati per imbrogliare, ci sono siti internet di persone che sono appassionate di clima ma che, purtroppo, l'hanno capita al contrario e invece di collaborare con i climatologi si sono messi in conflitto con loro. Il sito di "New Ice Age" è un po' l'immagine di tutte queste contraddizioni. E' un sito che si occupa di macchie solari e della relazione dell'attività solare con il clima terrestre. Non si sa chi siano esattamente i frequentatori del sito, di solito appaiono con dei nick; ma danno l'impressione di essere persone giovani e entusiaste. Sembra anche che abbiano messo insieme una notevole competenza sul sole e sulle macchie solari, facendo anche delle loro osservazioni.

Ora, se questi del NIA volessero collaborare con i climatologi sulla questione delle macchie solari, credo che potrebbero svolgere un ruolo utile. In pratica, si sono messi in una posizione di contrapposizione e di rifiuto. Mi pare di capire da quello che leggo che sono convinti che il sole sta andando verso un nuovo "minimo di Dalton" e che questo dovrebbe causare una nuova era glaciale ("new ice age"). Magari ci sono delle buone ragioni per prendere questa posizione, personalmente non sono abbastanza esperto di macchie solari per poter giudicare. Il problema è la posizione aggressiva del gruppo di NIA che si sono convinti che c'è un complotto per nascondere il vero andamento delle macchie solari, e che vanno a pubblicare dei post dove si rinnegano (o si capiscono al contrario) i principi elementari della fisica.

Questo è veramente un peccato perché, da quello che si può leggere, sembrerebbe che questi ragazzi (o magari hanno 60 anni?) potrebbero fare del lavoro utile se la smettessero col complottismo e si facessero un po' di basi di fisica del clima che vada oltre la focalizzazione sul sole soltanto.

D'altra parte, non credo che sia il caso di dare tutta la colpa a loro; al contrario. Se dei ragazzi (oppure 80enni che scrivono dall'ospizio?) si sono trovati a credere veramente che ci sia un complotto degli scienziati per far credere che ci sono più macchie solari di quante non ce ne siano veramente (o il contrario, non sono sicuro di aver capito), beh, c'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutta la vicenda.

Che cosa abbiamo sbagliato? Da una parte ci sono dei problemi oggettivi: la questione del clima va a impattare su tutte le certezze che avevamo fino ad oggi e molta gente non riesce proprio a digerirla. Ma, evidentemente, è vero anche che gli scienziati hanno fatto degli enormi errori di comunicazione - e continuano a farne. Uno dei tanti, è stato quello di non coinvolgere minimamente persone che non sono scienziati. Molto spesso, l'atteggiamento degli scienziati è stato: "noi siamo i professionisti: questi sono i dati e questa l'interpretazione. La scienza è roba nostra, a voi spetta solo fare le manifestazioni e andare in giro con i cartelli". In altre parole, non è stato dato nessuno spazio a chi poteva lavorare sul clima in modo amatoriale ma corretto.

Qualche volta, ho provato a proporre ai professionisti che si facesse qualche cosa di pratico per studiare il clima e l'effetto serra; dei kit per le scuole, degli strumenti accessibili al pubblico; qualcosa del genere. Il meglio che ho ottenuto è stato qualche vaga espressione che "si, forse ci si potrebbe anche pensare". Più spesso, un netto rifiuto: "è una perdita di tempo e comunque non si può fare." Alle volte, mi hanno anche preso in giro, "Si, e allora che facciamo? Mandiamo i pensionati a fare i carotaggi in Antartide?"

Bene. Così stiamo e i risultati si vedono. La conflittualità ha raggiunto livelli ormai preoccupanti. Siamo ancora in grado di rimediare e di ricucire la frattura fra climatologi e climofobi? Sembrerebbe difficile, ma forse ci si potrebbe provare.

Io credo che non sia impossibile: dopotutto basta una macchina fotografica per documentare i cambiamenti climatici locali. Questo si può fare, come dimostra questo post su Climalteranti, dove l'associazione Macromicro ha fatto un interessantissimo lavoro di documentazione sul progressivo ritiro dei ghiacciai. Sul loro esempio, mi riprometto di documentare i cambiamenti climatici nella mia zona; è una cosa che possono fare tutti con un minimo di lavoro.

Allora, perché non incoraggiare di più questo tipo di cose? In fondo, credo che potremmo imparare qualche cosa da "new ice age." NON la termodinamica, per carità, ma l'entusiasmo e l'indipendenza di pensiero, quello si.