giovedì 7 gennaio 2010

Gli imperi muoiono di burocrazia (II)



Mi ha raccontato un mio amico immigrato di quando è andato in questura a ritirare il permesso di soggiorno di sua moglie. Allo sportello, l'impiegato gli ha detto, "non è pronto, torna(*) fra venti giorni".

Uscito dall'ufficio, il mio amico ha telefonato al suo avvocato che, a sua volta, ha telefonato in questura. Ha poi richiamato il mio amico, dicendogli di ripresentarsi allo stesso posto. Allo sportello, lo stesso impiegato di prima ha stampato il permesso seduta stante e glie l'ha dato.

I danni che la società si auto-infligge con questo tipo di cose sono immensi. A titolo di esempio vi racconto un'altra cosetta che mi è successa il mese scorso.

Allora: devo portare a demolire la mia vecchia macchina. Telefono al demolitore il quale mi dice, "si, la porti pure da noi, ma - attenzione - c'è una nuova legge che dice che deve portare una visura del pubblico registro automobilistico che costa 5,45 Euro"

Chiedo se non la possono fare loro: mi dicono che, no, la devo fare io andando a uno sportello dell'ACI. Chiedo se si può fare via internet e mi dicono che non lo sanno di sicuro, ma forse si può fare. Allora mi collego al sito dell'ACI. Trovo la pagina del caso. Ti dicono che si può fare sia via internet che allo sportello e che, in entrambe i casi, costa 5.45 Euro. Inserisco i dati della mia macchina, pago i 5,45 Euro con la carta di credito, dopo di che premo "invio" e aspetto. Non succede niente.

Aspetto un po' e continua a non succedere niente. Guardo la mia posta, e non c'è niente. Telefono al numero verde dell'ACI. Trovo che si può soltanto avere informazioni sul traffico o su come farsi socio ACI. Provo a chiamare la sede centrale dell'ACI di Firenze. Sono molto gentili, ma mi dicono che di visure non ne sanno niente.

Spedisco vari messaggi all'ACI chiedendo dov'è finita la visura e aspetto qualche giorno per vedere se mi arriva una risposta. Zero totale. Dopo di che comincio a essere piuttosto innervosito. Telefono alla mia compagnia di carta di credito e gli dico di bloccare il pagamento. Almeno quei 5.45 Euro riesco a non regalarglieli; ma il tempo perso e le telefonate non me le rende nessuno.

A questo punto, non mi resta che andare fisicamente alla sede ACI più vicina per farmi fare questa benedetta visura. Lì, dopo tre quarti d'ora di coda (e mi è andata bene) e un euro di parchimetro, un'impiegata mi stampa un foglino da quattro soldi dove non c'è scritto praticamente niente. Me lo timbra e mi chiede 15 euro. "Ma su internet dice che costa 5,45 Euro" dico. Lei mi risponde "Si, se lo fa su internet, ma qui da noi ci vogliono 15 euro". Senza fiatare, le do i 15 euro e quella mi da il foglino, senza neanche darmi una ricevuta di quanto ho pagato. La sensazione nettissima è quella di aver visitato una sede della Camorra o della 'Ndrangheta o qualcosa del genere.

Come beffa finale, dopo 20 giorni (!!) dal mio tentativo di pagare la visura via internet, mi arriva dall'ACI un messaggio con la risposta alle mie proteste. Mi dicono che la visura era stata spedita al mio indirizzo email via qualcosa tipo "posta certificata". Probabilmente, il mio filtro anti-spam l'aveva immediatamente cestinata.

Incredibilmente, è proprio così che funziona il loro programma di pagamento. L'utente si deve immaginare che la transazione è andata a buon fine, perché non gli viene detto niente e nemmeno dove e come riceverà il documento richiesto. Quello che ha fatto quel programma ha un'idea molto particolare di quello che si chiama "customer satisfaction".

Tutto questo è avvenuto nel Novembre 2009; può darsi che ora abbiano migliorato quel programma (e anche - spero - appeso per i pollici quello che ha fatto la prima versione). Ma non è questo il punto. Magari ci sarà una ragione per chiedere al cittadino una visura al PRA, ma questi 5 euro (o 15 euro) sono proprio un balzello odioso e inutile; un vero furto dalle tasche della gente. E se per ognuno di noi 5 euro (o 15 euro) non sono gran cosa, per chi incassa la somma non è per niente trascurabile. Ha calcolato Leonardo Libero che  il decreto sui contributi alle rottamazioni potrebbe portare a rottamare 13 milioni di vecchie macchine. Fatti un po' di conti, sono circa 50 milioni di Euro (o forse 150 se ti prendono 15 euro a visura) che entrano nelle casse del PRA o dell'ACI o non so di chi.

E non è neanche questo il punto, che tanto si sa che la legge fondamentale della burocrazia è "comunque devi pagare". Ma diceva il compianto Carlo Cipolla nel suo indimenticabile "trattato sulla stupidità umana" che il bandito peggiore è quello che ti causa un danno sproporzionato al vantaggio che ne ricava. Faceva l'esempio di uno che ti rompe un vetro e ti demolisce il cruscotto per portarti via l'autoradio: lui ci guadagna 50 euro; a te fa 2000 euro di danni; per non parlare del tempo perso. Lo stesso succede per portarti via questi 5 euro (o 15 euro). Ti fanno perdere ore e ore di tempo per fare la coda all'ACI, per fare telefonate, e anche per scrivere (o leggere) un post come questo che - se al mondo ci fosse un minimo di sanità mentale - non sarebbe necessario scrivere (o leggere)

Questa storia è forse un po' banale, ma credo che abbia molto a che vedere con la pretesa "efficienza" delle nostre istituzioni e si riallaccia con un mio post precedente pubblicato su ASPO-Italia intitolato "le civiltà muoiono di burocrazia"


__________________________________________


* Quello di dare del "tu" immediatamente alle persone di pelle un po' più scura della media è una forma di maleducazione molto diffusa e non soltanto in Italia. Mi raccontava un collega di origine turca, professore all'università di Zurigo, che per via del suo aspetto fisico gli capita non di rado di essere apostrofato con forme verbali confidenziali in tedesco. Forme che, non c'è bisogno di dire, nessuno mai si sognerebbe di usare con un professore di aspetto svizzero autoctono.